A cura della Segreteria Nazionale SLC
Nell’ambito del percorso confederale “Le donne cambiano…”, SLC CGIL ha costruito i
due momenti di confronto e approfondimento del 19 marzo e del 18 giugno 2013, che
hanno cercato di declinare a livello di categoria i contenuti e le proposte emerse
dall’Assemblea delle donne CGIL del 20 giugno 2012 e dei successivi seminari tematici.
Il dibattito e gli approfondimenti hanno in particolare riguardato le tematiche della
contrattazione di SLC, a partire dalla considerazione che, anche in una fase di profonda
crisi come l’attuale, occorre esercitare un punto di vista di genere sull’insieme delle
materie oggetto di contrattazione.
La presente sintesi delle proposte scaturite dai due appuntamenti SLC citati sarà
consegnata all’Assemblea delle Donne CGIL del 4 luglio 2013 e sarà proposta come
Ordine del giorno al Comitato direttivo SLC da parte della Segreteria nazionale.
Proposte
1) recepimento dell’avviso comune (cgil, cisl, uil) contro violenza sulle donne nei
luoghi di lavoro in tutti i CCNL e nella contrattazione di secondo livello.
2) piena attuazione della norma antidiscriminatoria nelle delegazioni trattanti e nei
coordinamenti nazionali di settore, assicurando inoltre la presenza delle
compagne facenti parte degli organismi partitetici sulle pari opportunità istituiti a
livello di settore e aziendale/di gruppo.
3) sviluppare le “buone pratiche” già presenti nei nostri accordi rilanciando:
– la formazione, quale strumento per qualificare e riqualificare lavoratrici e lavoratori (e
quindi elemento indispensabile per contribuire ad affermare la presenza e la
professionalità delle donne nel mercato del lavoro e a non penalizzarle dopo una
assenza medio-lunga). E’ pertanto importante che la contrattazione adotti l’uguaglianza
delle opportunità tra lavoratrici e lavoratori nell’accesso alla formazione come uno dei
criteri principali per sviluppare i piani formativi.
– gli istituiti della bilateralità preposti alla formazione affinché ricomprendano una
presenza equilibrata di donne e uomini, per esercitare la nostra parte di controllo
sulle azioni formative e assicurarci che vadano nella direzione di una reale
qualificazione professionale libera dagli stereotipi di genere e pertanto più efficace
– le Commissioni Pari Opportunità il cui ruolo appare ancora debole. La loro azione
va invece rafforzata, chiedendo loro di verificare i cambiamenti che gli eventuali accordi
siglati abbiano prodotto nell’organizzazione delle imprese e nella vita professionale delle
lavoratrici, nonché di effettuare un monitoraggio costante per evidenziare percorsi e
progressioni di carriera, denunciando eventuali discriminazioni.
– il tema dell’incremento e dalla fruizione dei congedi parentali per gli uomini, per
affermare la condivisione degli impegni familiari.
– il tema di una diversa modulazione del lavoro, a partire dagli orari (per consentire a
donne e uomini una maggiore possibilità di conciliazione tra i tempi di vita e quelli di
lavoro).
– una diversa organizzazione del lavoro, meno rigida, che consideri anche le
differenze fisiche esistenti tra uomini e donne, portatori ognuno di condizioni di partenza
diverse, di diverse modalità percettive e anche di differenti vulnerabilità. (Occorre
dunque valutare anche gli impatti di genere dei rischi lavorativi).
4) campagna in autunno per divulgare i contenuti relativi al lavoro fin qui svolto in
categoria e a livello confederale e per dare informazioni (grazie alla collaborazione
dell’INCA) su tutto ciò che riguarda diritti e contrattazione di genere.
5) chiedere alle istituzioni, alle aziende e agli organi dei giornalisti di intervenire
con misure più’ stringenti e persuasive per il rispetto della dignità della persona –e in
particolare della donna- nell’esercizio dell’attività giornalistica, nell’ambito della
comunicazione pubblicitaria e nella programmazione televisiva.
6) coerenza. Lavorare affinché la cultura che cerchiamo di promuovere nella società e
nei luoghi di lavoro ci appartenga profondamente:
– prendere la buona abitudine di fissare l’orario di inizio, ma anche di chiusura dei nostri
lavori, consentendo alle donne, ma non solo, di essere padrone del loro tempo;
– evitare orari per qualunque tipo di riunione (salvo casi di inderogabile necessità )
collocati nel tardo pomeriggio/sera.
Alla CGIL chiediamo:
1) di lavorare all’avvio di un confronto interconfederale per un piano straordinario
di occupazione delle donne, ponendo specifici obiettivi.
2) di tentare di dar vita ad un avviso comune tra OO.SS. e Associazioni datoriali, a
partire da Confindustria, che impegni tutte le aziende aderenti a non sottoscrivere
accordi in cui il congedo obbligatorio per maternità venga considerato elemento
penalizzante, in particolar modo per il riconoscimento dei premi di risultato/produttività.
3) di affrontare con CISL e UIL il tema della democrazia paritaria nelle
rappresentanze sindacali, ove sussistono le condizioni per farlo e cioè vi sia una
presenza sufficientemente equilibrata tra lavoratrici e lavoratori, esaminando anche la
possibilità della doppia preferenza di genere per le elezioni delle RSU.