(di Carmela Moretti)
Tutto quello che vedrete nel film “Yes I can” è vero. A Bitonto esiste realmente un’emergenza loculi e lo sa bene Pinuccio Lovero, che di mestiere fa il becchino e ogni giorno sopporta i rimbrotti dei cittadini. Ed è proprio da questi presupposti che nasce il progetto “Yes I can”: alle amministrative del 2012 Pinuccio si candidò con lo slogan “più loculi e ossari per tutti” e fece campagna elettorale alla guida del suo carro funebre. A seguirlo in quel sogno bizzarro, il regista bitontino Pippo Mezzapesa e la sua troupe, per immortalarne ogni istante. Così l’avventura politica del becchino è diventata un lungometraggio che sarà nelle sale cinematografiche in questi giorni, per condurre lo spettatore in un viaggio comico e surreale.
Pippo, c’è stato un momento in cui hai detto a te stesso “Yes I can”, cioè hai capito di poter davvero diventare un regista?
Non c’è stato esattamente un momento, in realtà questa è una domanda che ci si pone quotidianamente. Sicuramente l’occasione del David di Donatello nel 2004 mi ha fatto capire di potercela fare. Ma ogni giorno continuo a chiedermi se posso fare questo lavoro e a quali valori devo attenermi nel raccontare la realtà e la vita.
Come descriveresti il cinema italiano attuale?
Mi sembra un mondo ricco e vitale. Ci sono molte forze in campo, che però dovrebbero essere intercettate meglio. Serve soprattutto più fiducia da parte dei produttori, e più coraggio nel sostenere alcuni progetti un po’ fuori dagli schemi.
Dove hai conosciuto Pinuccio Lovero? Al camposanto?
Ci siamo conosciuti sul set del cortometraggio “Zinanà”, in quell’occasione Pinuccio suonava in una banda di paese. Mi sono subito affezionato a lui, alla sua vita e a quel suo sogno di diventare custode di un cimitero, che già di per sé è una strana aspirazione. Così mi sono divertito a raccontare la vita attraverso i suoi occhi, cioè attraverso uno sguardo che è certamente ironico ma anche un po’ malinconico.
Che cosa vorresti trasmettere al pubblico con questo film?
Nel lungometraggio parlo dell’esperienza di un uomo e dei suoi sogni. Il mio desiderio è sicuramente quello di far divertire il pubblico, ma anche di portarlo a riflettere sulle dinamiche di un microcosmo come quello della politica locale.
Se potessi salire su un palcoscenico e imitare Sorrentino (cosa che va tanto di moda adesso), chi ringrazieresti per la realizzazione di questo progetto?
Mio padre e la mia famiglia, innanzitutto. Poi, tutti gli amici e i collaboratori che hanno creduto in me e mi hanno seguito in questo percorso particolare, che è incentrato su storie un po’ strane e diverse. Ma se devo davvero fare il verso a Sorrentino, be’…ringrazio Marco Ferreri, gli Squallor e Antonio Cassano.