“ARLECCHINO” TARGATO “TALÌA” DI BRINDISI

Di Leonardo Cassone

Di Leonardo Cassone

Quando si assiste ad un saggio, qualunque sia la disciplina artistica, frutto di un anno accademico impegnativo, è buon senso astenersi dalle recensioni e dalle eventuali critiche. Non bisogna dimenticare, infatti, di trovarsi di fronte a gente che calca le scene magari per la prima volta e che non è avvezza a trovarsi di fronte ad un pubblico più o meno numeroso. Se poi questo pubblico non è rappresentato dai soliti amici e parenti, pronti a sostenere i propri beniamini sempre e comunque, è facile immaginare con quale peso sul cuore gli aspiranti artisti entrino in scena.

Liberamente tratto da Carlo Goldoni, questo “Arlecchino servo di due padroni. Ovvero la storia del servo che voleva amare e mangiare”, che gli alunni della scuola d’Arte drammatica della Puglia “Talìa” di Brindisi, portano in scena, è un lavoro difficile. «Complesso – lo definisce il regista, Maurizio Ciccolella –. Sarebbe stato difficile se non avessi avuto una risposta buona da parte dei miei alunni che invece mi è giunta abbastanza velocemente in relazione appunto alla complessità del lavoro». Palpabile lo sforzo di recuperare la tradizione propria della “commedia dell’arte”, a partire dai fondali, dipinti a mano su grandi stoffe, fino alla recitazione buffonesca, tragicomica, soprattutto dei personaggi che interpretano le maschere classiche. Visibile il lavoro svolto, in questa direzione. «Siamo arrivati al saggio – spiega il regista – con un lavoro preliminare sulla “maschera neutra”, successivamente abbiamo affrontato i caratteri e quindi la lettura del testo. Di grande ausilio è stato il video integrale della messa in scena del grande maestro Giorgio Strehler sul quale ci siamo ripetutamente confrontati».

La “compagnia in erba” è composta da: Giulio Barca che interpreta Arlecchino; Antonio Giannuzzi nei panni di Pantalone; Rita Greco in quelli di Beatrice; Mino Leone che interpreta Florindo; Stefano Andriano Marzano che interpreta Brighella; Chiara Spalluto nei panni della servetta Smeraldina; Antonella Todisco in quelli del dottore e Andrea Agagiù che ha interpretato il cameriere. Presenti, inoltre, due ex alunni, Francesca Zurlo nei panni di Clarice e Angelo Maggio in quelli del suo promesso sposo Silvio.

Encomiabile lo sforzo recitativo di tutti, nel mantenere sempre viva l’attenzione del pubblico mediante la vis comica del testo. Sebbene, come ha giustamente sottolineato Ciccolella: «Come si sa, si può sempre migliorare uno spettacolo!». Da segnalare, infine, la recitazione, sorprendente, di Giulio Barca. Il suo brillante Arlecchino è stato una giostra di gestualità, di mimica e di sforzo fisico, degno di un attore esperto; non è difficile presumere che sentiremo parlare ancora di lui.

Dino Cassone