Animi infuocati sul futuro dellorchestra Schipa. E lite tra Gabellone e Capone

I sindacati confederali e di categoria, insieme alle istituzioni locali, prospettano un futuro problematico per la fondazione Ico, legato anche ai tagli della legge Delrio. Scontro tra il presidente Gabellone e l’assessore Capone sulla mancata approvazione della legge regionale ad hoc

LECCE – Doveva essere un confronto tra parti sociali e rappresentanti istituzionali rispetto alle sorti dell’ orchestra salentina che brancola nel buio, in attesa di ottenere i finanziamenti degli enti, e su cui pende la spada di Damocle dei licenziamenti dei dipendenti (orchestrali e non) nel prossimo mese di luglio. E così è stato, per un’ora buona, fino a quando è andato in scena un clamoroso fuori programma: il presidente di Palazzo dei Celestini Antonio Gabellone, già numero uno della stessa fondazione Ico Tito Schipa, si è alterato al punto da lasciare la sala conferenze della sede di via Salomi.
Animi infuocati sul futuro dell’orchestra Schipa. E’ lite tra Gabellone e Capone„Gli animi si sono surriscaldati quanto il discorso è scivolato sul sostegno economico degli enti locali e sulle azioni di sostegno intraprese dalla politica, che si muove nel perimetro ristretto della legge di riordino degli enti provinciali (la Delrio). “La legge nazionale imponeva 90 giorni di tempo per approvare una norma regionale: il disegno di legge elaborato dal Consiglio di via Capruzzi vale zero – ha tuonato Gabellone, interrompendo con queste parole l’intervento dell’assessore regionale allo Sviluppo economico, Loredana Capone -. La Regione Puglia doveva già intervenire per garantire lo stanziamento di risorse e la definizione delle funzioni dell’ente provinciale”.

La replica piccata dell’assessore non si è fatta attendere: “La fondazione ha un presidente che non ha rinunciato alla sua indennità, mentre gli orchestrali da mesi sono rimasti senza stipendio. Chi, se non lui che ne è a capo, doveva elaborare proposte concrete, e spiegarci cosa intendeva fare della Ico Tito Schipa”.

E ancora: “Il presidente Gabellone ha dichiarato la sua intenzione di intervenire sulla governance: ma come, quando? E nell’immediato che si fa?”. Poi, rivestendo gli abiti del fair play istituzionale, l’assessore Capone ha aggiunto che “serve una proposta da portare al ministero competente, una proposta su come gestire le varie Ico che sono altra cosa rispetto alle società partecipate, e questa può essere elaborata anche dalla Provincia di Lecce”.

Qualche minuto prima il presidente Gabellone, dopo aver elogiato i meritori risultati raggiunti dalla programmazione concertistica (la stagione lirica è riuscita ad incrementare la quota di contributo che le spetta dal Fondo unico dello spettacolo), si era soffermato a spiegare le ragioni della crisi: la legge Delrio, con la quale bisogna pur fare i conti, e i tagli della manovra finanziaria hanno gravato su bilanci già demoliti dai precedenti provvedimenti governativi.

Tutto da rifare, o quasi. E per giunta senza soldi. “Va riformulata la struttura della Fondazione, a partire dalla sua amministrazione e dalle attività di promozione – ha proseguito il rappresentante di Palazzo dei Celestini -. Peraltro ritengo che la stessa distribuzione delle risorse destinata agli eventi culturali non sia omogenea sul territorio regionale: il teatro Petruzzelli di Bari percepisce 2 milioni di euro e molti soldi sono destinati al Festival di Putignano. Questa non vuole essere una guerra tra poveri, ma qualcuno deve chiarire i motivi di questo trattamento differente”.

Questo “qualcuno” è stato, neanche a dirlo, Loredana Capone: “La Fondazione Ico di Lecce non è partecipata dalla Regione, diversamente da quanto accade a Bari, eppure noi abbiamo sempre assicurato il nostro contributo al fondo”. Per quanto concerne la legge Delrio, che pare caduta tra capo e collo, senza essere preceduta da una doverosa concertazione territoriale, l’assessore ha rammentato l’approvazione di un disegno di legge regionale che conferma tutte le funzioni in capo alla Provincia di Lecce e l’erogazione di tutte le somme necessarie per le funzioni trasferite. Vi sarebbero, poi, “altre questioni irrisolte” su cui il Consiglio regionale non si è ancora espresso in via definitiva, perché avviato verso il tramonto della legislatura.

Prima del battibecco politico, i segretari di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, avevano tracciato un bilancio degli ultimi anni di attività della Fondazione. Chiaro-scuri compresi. “La cultura musicale rappresenta un patrimonio inestimabile per la popolazione salentina. Ma l’intero comparto culturale è depresso: vive di finanziamenti elargiti a pioggia, scriteriati, oppure è considerato un orpello, occasione per passerelle politiche – ha commentato Salvatore Castrignanò della Cisl-. Eppure c’è bisogno di un management adatto, capace di puntare sulla qualità e di fare la differenza; di una programmazione di lungo corso e lungimirante”.

Purché, aggiungono i colleghi dei sindacati, la razionalizzazione non si traduca in un mero abbattimento del costo del lavoro. A Lecce, è bene ricordarlo, i primi a fare le spese del collasso generale sono stati proprio i dipendenti dell’orchestra: le procedure di mobilità si sono aperte, inesorabilmente, nonostante il mancato accordo con le parti sociali. E sembrano puntare dritto verso i licenziamenti.

Slc Cgil Puglia