“Vorrei fare uno spettacolo per ogni opera e ogni persona da cui sono colpito, a volte per fortuna ho la possibilità di farlo”. Da questo irrefrenabile desiderio nasce “Amico ritrovato” del regista molfettese Marco Grossi, una messinscena ispirata al celebre romanzo di Fred Uhlman. L’opera narra di un legame profondo nato sui banchi di scuola, tra Hans che ha origini ebree, e Konradin che proviene da una nobile famiglia tedesca. Il sentimento dell’amicizia è, dunque, il filo conduttore della vicenda, cui fa da contraltare l’avvento della dittatura nazista osservato dal punto di vista di due adolescenti. Una storia commovente e impreziosita da un finale inaspettato, che Marco Grossi ha voluto portare sul palcoscenico con una regia precisa e convincente.
Lo spettacolo è una produzione dell’associazione Malalingua ed è in programma sabato 24 gennaio per la rassegna “Altrove”.
Com’è avvenuto il tuo “incontro” con il romanzo di Fred Uhlman?
L’incontro con quest’opera è il frutto di una reminiscenza giovanile di Marianna de Pinto, la mia compagna nel lavoro e nella vita. Un giorno parlavamo delle nostre letture giovanili, lei non poteva credere che io non conoscessi il romanzo di Uhlman. Così me lo ha regalato ed è bastato leggere il primo capitolo per amare la profondità e la delicatezza di quelle pagine. L’idea di farne uno spettacolo è seguita abbastanza automaticamente.
Quali sentimenti ha suscitato in te la storia di Hans e Konradin?
Durante le prove direi nessuno, ero troppo concentrato sul lavoro di narrazione, sull’aspetto registico, sulla preparazione di una griglia ed altre questioni tecniche poco interessanti per i non addetti ai lavori. È stato durante alcune repliche/studio fatte per gli studenti di scuole medie e superiori che il testo ha preso la sua rivincita, investendomi con tutta la sua passione e la sua forza. La commozione per il “ritrovamento” finale è qualcosa che ormai porto tatuata addosso.
Puoi anticipare qualche espediente di regia che hai adottato nell’adattamento?
Non si tratta di una regia apparentemente complessa, alla narrazione della storia si avvicendano gli interventi di due figure surreali che attraverso canzoni, omaggi al Berlin cabaret o alla cultura Yiddish, raccontano il contesto sociale in cui si muove la storia dei due protagonisti: dall’euforia della rinata Germania Nazista al terribile dramma che ne seguì e che tutti conosciamo. In realtà, vi è stato un gran lavoro di cesello fatto da me e dagli attori per tradurre nella forma più lineare possibile un indagine parecchio articolata e complessa.
A quale tipo di pubblico si rivolge “Amico ritrovato”?
Direi che questo, tra gli spettacoli che ho fatto, è senza dubbio quello che si rivolge al pubblico più ampio. Il tema di fondo è l’amicizia, tutti abbiamo un amico a cui siamo legati in modo speciale o ne abbiamo avuto uno che non dimenticheremo mai, è da questo che il libro trae la sua forza e di questa forza noi vogliamo essere gentili testimoni con il nostro lavoro.
in programma a Molfetta sabato 24 gennaio per la rassegna “Altrove”
(info 3454213629 / 3494037423)