Alabama Monroe – Una storia d’amore

(di Francesco Monteleone)

Regia di Felix Van Groeningen, Belgio, 2012

Qual è il dolore più devastante per una madre? Se Dio è onnipotente è lui la causa del male? Quali sono gli errori di ragionamento che distruggono il matrimonio? Perché la religione riesce a minare la strada alla scienza? Ed esiste un’arte più consolatoria della musica?
Il Belgio continua a mandarci film di altissima qualità e a farci emozionare fino alle lacrime, con artisti che sanno opporsi alla avvilente povertà morale della nostra epoca. Per una meravigliosa coincidenza, subito dopo ‘Marina’ anche questa storia appartiene a un musicista, a Didier Bontinck, che frugando negli angoli della vita trova l’amore di Elise, una meravigliosa radice materna dalla quale germoglierà Maybelle. Ma la natura crea la vita e la toglie senza far distinzioni tra colpevoli e innocenti. Felix Van Groeningen, altro notevolissimo regista fiammingo, descrive perfettamente l’orbita di un piccolo pianeta a forma di cuore che viaggia attorno alla felicità, fino a quando una forza distruttrice non ne altera l’ellissi. Acerbi imprevisti trasformano in una parabola assurda l’esistenza di tre spiriti serrati nelle melodie e nell’amore. La minuscola crescente gioia infantile si trasforma prestissimo in una ribollente tragedia per adulti; in pochissimo tempo qualcuno spegne l’energia di una famiglia serena che non avrà più direzione, né meta.
Quest’opera ha un grande valore metafisico, più della Grande Bellezza’ di Sorentino (alla quale ha conteso l’Oscar fino all’ultimo momento). Le cose che ci capitano dovrebbero avere una ragione, ma a volte sono così inaccettabili che scegliamo di essere completamente folli, di ignorare la legge della vita. “Alabama Monroe” ha come titolo originario “Broken Circle Breakdown” ed è tratto da un’opera teatrale scritta e diretta da Johan Heldenbergh, l’attore che interpreta Didier, il cantante di musica ‘bluegrass’ che suona il banjo nel gruppo appassionato di pop americano. Tante petali di canzoni, per chi le ha potuto ascoltarle dal vivo, immaginiamo che siano state un inno intensissimo alla vita. Noi dobbiamo accontentarci di sentirle ‘amplificate’ dal dolby in questo impressionante film che scardina tutte le porte chiuse della religione e della ragione. Un ultimo pensiero a Veerle Baetens: l’interprete di Elise, con la sua ultima scelta, ci abbandona e ci inchioda, ma lasciandoci in compagnia di un gruppo (fantastico) di musicisti che sanno rappresentare, con le facce e le voci, il valore più alto dell’arte, cioè la generosità. Il ritorno (temporaneo) a casa della meravigliosa Maybelle, festeggiato dai folksinger con un pezzo indimenticabile, ci fa arrossire di vergogna e di rabbia; questa storia, pur essendo verosimile, non vera, ce lo ripete in ogni sequenza: se usassimo meglio il nostro libero arbitrio contro il Male devastante, potremmo correggere la cattiva condotta dell’Essere Supremo, che si affida troppo spesso a falsi profeti come Bush per pronunciare la parola ‘salvezza’.

Francesco Monteleone