AAA Cercasi distrazione vera per il povero Riù

Di Leonardo Cassone

Di Leonardo Cassone

Una bella storia di amicizia, quella tra Riù e Pedro. Due gorilla che, dopo essere stati catturati in Africa, arrivano in Italia, via Kenia, dove vengono venduti al Circo Medrano, per 850 mila lire. Era la fine del 1975 e questo “commercio” era ancora legale. In seguito, i due esemplari sono arrivati allo Zoosafari di Fasano, dove sono stati “accolti”. O “ingabbiati”. I due gorilla, da allora, sono stati inseparabili, fino a quando nel 2008, Pedro è morto dopo una breve malattia. E da allora, Riù, unico esemplare della sua specie (dalla caratteristica schiena argentata) in Italia, ha dovuto fare i conti con la solitudine. E la tristezza.

In attesa di sapere se e come, il nostro amico possa “godere”, questa volta, della compagnia di una “femminuccia”, per potersi magari accoppiare. È necessario, infatti, che il suo patrimonio genetico di animale “libero”, cioè nato non in cattività, non vada perso. Sulla questione, tuttavia, è nata una diatriba tra la proprietà dello zoo che, come ha dichiarato lo stesso direttore, Fabio Rausa, sarebbe disponibile anche a prelevare, quanto prima, il seme dell’animale, e il Ministero dell’Ambiente, che, invece, reputa gli spazi dove Riù vive, troppo piccoli per l’accoppiamento. Per di più, ci sarebbero due “gorillesse”, a Copenaghen, disponibili. E come poteva essere altrimenti: è noto a tutti che in quella città, ci sono sempre state “signorine facili”!

Intanto, l’isolamento e l’apatia crescono. A nulla servono le distrazioni che il cibo, la passeggiata quotidiana e i visitatori, possono offrire al nostro amico primate. Al punto che, alcuni esperti (bontà loro), hanno pensato addirittura di piazzare, nella sua “tana”, un vecchio televisore. Chissà che Riù non riesca a distrarsi un po’. Ne siamo proprio sicuri? Onestamente, con l’attuale programmazione, senza distinzione tra le emittenti, si rischia di trascinare lo sventurato gorilla sull’orlo del suicidio.

Basta sintonizzarsi presto sul “Mattino Cinque” di Canale 5, appunto, e subire le facce ingessate di Federica Panicucci e di Federico Novella, che con le loro “allegre storie”, tra omicidi irrisolti, svolte scioccanti su casi aperti e stupri, ci augurano una buona giornata. Dalle 11 fino alle 13, poi, si può cambiare canale e passare su Rete 4. La proposta è “Forum”, dove suor Barbara Palombelli, sgrana il suo giornaliero rosario di casi tristi, di violenze e di soprusi lungo tutto lo stivale. Che diabolicamente, come se non bastasse, occupa anche la programmazione del primo pomeriggio. Purtroppo, le reti nazionali non tolgono dall’imbarazzo della scelta: stessa fascia oraria, su Rai 1 c’è “Torto o ragione”, clone spudorato del già citato Forum, mentre, su Rai 2, imperversa l’idiozia travolgente (ah, una volta si diceva simpatia…) di Caterina Balivo e la sua insulsa “Detto fatto”, perfetta per le “casalinghe disperate” made in Italy.

Si rincara la dose, ancora su Canale 5, a partire dalle 17, con un’altra icona della “depressione televisiva”: Barbara D’Urso e la sua eterna “espressione da flagellata” (o “da flagellare”, magari), con il suo becero modo di fare giornalismo, che così tanto conquista le nostre mamme e nonne. Sintonizzandosi sul tardo pomeriggio, orario di cena o suppergiù, ecco sparate le cartucce delle “fiction” o delle “telenovele” di nuova generazione”: da “Il segreto”, zuccheroso fino al collasso glicemico, a “Tempesta d’amore” dove i protagonisti recitano con l’espressione dei manichini in una vetrina in allestimento. Fino alla nostrana “Centovetrine”, dove le emozioni trasmesse dagli attori sono pari a quelle che si hanno guardando un film cinese con i sottotitoli arabi. E potremmo continuare oltre.

Ci auspichiamo, allora, che qualcuno, mosso da pietismo e da senso di civiltà, spenga la tv di Riù, e soprattutto, lo lasci libero.

Dino Cassone