(di Carmela Moretti)
Fibre Parallele è un gruppo di giovani “sanguigni” e coraggiosi, che in terra di Bari fanno teatro di ricerca. La compagnia nasce nel 2005 dalla collaborazione artistica tra Licia Lanera e Riccardo Spagnulo, e da allora gira in Italia e all’estero affidandosi unicamente alle proprie forze e a una smisurata passione per l’arte. I riconoscimenti e i premi che si sono susseguiti in questi anni non si contano più, ed è recente la prestigiosa collaborazione con il più affermato regista vivente in Italia, Luca Ronconi.
Nella Prima conferenza generale delle Culture e del Turismo, che si è svolta a Bari la mattina del 2 settembre alla presenza del sindaco Antonio De Caro e del neoassessore alla Cultura Silvio Maselli, l’intervento di Licia Lanera è stato senza dubbio tra i più interessanti. Per questo lo riportiamo interamente: sono parole sferzanti e appassionate, che hanno saputo “rigurgitare” tutto il malcontento e i sogni di una nuova generazione di artisti, sinora troppo bistrattata dalle istituzioni.
“La nostra compagnia è nata circa una decina di anni fa, quindi noi siamo cresciuti e ci siamo trovati in quella situazione barbarica che è stata la mancanza di un Assessore alla Cultura. Privare una città come Bari di un Assessorato alla Cultura è stato un vero e proprio atto vandalico per me. Quindi in questi anni, crescendo come compagnia, abbiamo avuto rapporti con il Ministero, la Regione, ma con il Comune niente. Ora si riparte da zero e vedremo cosa accadrà. Per me, Assessorato alla Cultura non vuol dire ufficio dove si rimane imbrigliati tra la maglia della burocrazia e la questua. Siamo una generazione che è cresciuta lavorando. Purtroppo, quando siamo arrivati noi ci hanno detto “guardate, c’è la crisi e sono finiti i soldi”, e ci siamo fatti un culo per inventarci come creare lavoro con la cultura, senza proporre cose popolari. Popolari non nel senso positivo del termine, perché io credo nel teatro popolare e, infatti, di noi dico che facciamo “teatro popolare di ricerca”, ma nel senso di fare solo cose che compiacciono il pubblico. Noi, invece, abbiamo cercato di fare cultura mantenendoci con le nostre forze, alcuni di noi ci sono riusciti, altri un po’ meno. Quindi, quello che ci arriva come contributo non è assistenzialismo, che è ciò contro cui la nostra generazione sta facendo una grande lotta. Ma è un sostegno a potenziare quelle che sono le realtà già in grado di vivere. Dinanzi a questo discorsi, molti ci dicono che la qualità è opinabile. Certo, in parte lo è, ma se facciamo degli spettacoli all’estero, in Italia e vinciamo dei Premi internazionali, è chiaro che non sto barricato in casa a dire che sono il più bravo del reame e che, quindi, c’è una qualità del prodotto artistico. Con ciò intendo dire che un Assessorato alla Cultura deve avere il coraggio di scegliere. E scegliere vuol dire anche mettere fuori qualcuno che magari è stanco di proporre qualcosa di nuovo e dare forze a chi sta cercando di lottare e di non vivere nell’indifferenza. In sostanza, spero che non ci sia prudenza. Io da parte mia vi romperò l’anima, perché noi abbiamo scelto di vivere qui non a caso. Lavoriamo più fuori, ma vogliamo vivere qui e contribuire a migliorare questa città”.