(di Francesco Monteleone)
Due giorni, una notte (Deux Jours, Une Nuit) Un film di Luc Dardenne e Jean-Pierre Dardenne. Con Marion Cotillard, Olivier Gourmet, Catherine Salée, Fabrizio Rongione, Christelle Cornil, Belgio, 2014.
I have a dream. Io sogno che Susanna Camusso inviti a Roma gli incorruttibili registi Luc Dardenne e Jean-Pierre Dardenne, per onorare il loro ultimo intensissimo film sul ‘lavoro’ che pochi sindacalisti italiani vedranno, purtroppo. Il nostro segretario nazionale rinunci a un giorno di convulse trattative, chiuda il suo ufficio romano, e senza meta, doni a se stessa una passeggiata formativa parlando, anzi ‘ascoltando’ due maestri di cinema che sanno fare la guerra vera allo sfruttamento, con le raffinate armi dell’arte e della filosofia.
I Fratelli Dardenne, per chi non lo sapesse, sono due giganti sulle spalle di nani, in Europa. È un peccato che siano nati in Belgio, lo diciamo con rispetto e risentimento. Noi non abbiamo cineasti tanto coraggiosi nel raccontare la sofferenza del popolo, come sanno fare loro due. Gli italiani amano poco il cinema d’autore. Sono stati insonnoliti da 20 anni di fiction televisive fatte tutte allo stesso modo: soldi pubblici, storie glassate e cast lottizzati. La nostra industria cinematografica assomiglia a un colabrodo con il quale si separa qualche avanzo di ‘neo-realismo’ dalla brodaglia, sempre meno saporita, della commedia comica. D’altronde i produttori sono capitalisti che vogliono fare tanti soldi con lo spettacolo, non emancipare le masse. Dunque, ripetiamo un concetto mortificante: sono rarissimi i film che trattano il tema del lavoro e i suoi diritti. Perciò l’opera scritta e finanziata da questi straordinari autori è long-line, un colpo lungo la linea che fa vincere la sfida della qualità, contro tutti i colleghi qualunquisti.
Vediamo come: Sandra, la protagonista, è una giovane donna con due figli piccoli e un affettuoso marito. Ella lavora in una piccola impresa di pannelli solari, fino a quando l’ineguaglianza del padrone le rovina la vita. Sandra è licenziata, da sola, con una votazione aziendale nella quale i suoi colleghi si rivelano il plotone d’esecuzione. Per due giorni e una notte Sandra è costretta a chiedere pietà ad ognuno degli ex-amici operai, tentando di farli ritornare sui propri passi, ma…Questa parte del film è difficilissima da sopportare: di fronte alla prospettiva di guadagnare più soldi, i ‘lavoratori’ si dimostrano egoisti e opportunisti come i padroni. Qualcuno è così tanto Caino che vorremmo rieducarlo, insieme al caporeparto, nelle acciaierie nord-coreane. Pochi uomini e donne (e ti viene voglia di abbracciarli) si guadagnano il passaporto per il paradiso socialista.
I Dardenne sono capaci di scorticare le coscienze più nere, di rievocare la lotta di classe, di incidere col temperino il sorriso di un’operaia abbandonata dai suoi simili. Luc e Jean- Pierre sono capaci di dire tutta la verità, senza regredire nell’autocompiacimento dei registi con la tessera del Partito Demopratico, in un nel portafoglio gonfio. Nella Slc-Cgil pugliese abbiamo il compagno Giuseppe Capri che adora il cinema francofono, lo studia come avesse un dottorato di ricerca e spesso ripete a tante ‘orecchie sorde’ che abbiamo molto da imparare dai vicini transalpini. Beppe ha perfettamente ragione. Quanto rozzume c’è in mezzo ai 200-300 lungometraggi che si girano in Italia ogni anno!
Chiudiamo, allungando l’esortazione iniziale: Cara Susanna, superi la tirchieria degli economi e ci faccia incontrare le due attrici che ci hanno infatuato, come accade raramente:
Marion Cotillard (Sandra) è una protagonista straordinaria. Il suo corpo non è gonfiato, né ritoccato. La mimica ha una eccezionale speditezza. La recitazione, sempre ribelle, raggiunge lo zenith quando Marion canta l’epica canzone di Petula Clark: “la nuit n’en finit plus” con il verso: e moi je suis là / a pleurer sans savoir pourquoi.
Christelle Cornil è stata finora un’attrice poco lucrativa. Questa volta interpreta una vera eroina femminile. Quando non ne possiamo più di viltà umana, è una sua battuta fa scoppiare, tra il pubblico, gli applausi più sinceri.
I Dardenne hanno vinto due Palme D’Oro a Cannes, con i capolavori: “Rosetta” e “L’enfant”. Per certificare la bellezza di Deux Jours, Une Nuit non serve un altro prestigioso Festival: bastano 4 tessere ad honorem del nostro sindacato, offerte col cuore da tutti gli iscritti.