(di Mariella Forleo)
Un popolo di puttanieri abita la nostra città: giovani, vecchi, ricchi, poveri, sposati, celibi, studenti, camionisti, operai, professionisti, attori, cantanti, cattolici, atei, di destra, di sinistra, anarchici, belli, brutti, intelligenti, dementi, brillanti, timidi, intellettuali, ignoranti, galantuomini, delinquenti, mascalzoni e gentlemen…Uomini uguali ad altri uomini, di altre città, di altri paesi, di altri stati e di altri continenti. Uomini normali, uomini qualunque; uomini accomunati dal bisogno quasi viscerale di affermare la propria mascolinità, il proprio potere, la propria sessualità. Uomini con una doppia vita e con una doppia morale; uomini che dividono le donne in due categorie non sovrapponibili: le spose da amare (?) e le puttane da scopare. Ebbene, questi uomini normali, normalmente vanno a prostitute e lo fanno come se fosse la cosa più naturale del mondo; come se comprare un corpo per qualche ora li affrancasse dall’ansia dei rapporti quotidiani con le donne che hanno scelto come compagne di vita, per combattere la solitudine, oppure perché hanno voglia di un corpo giovane che esorcizzi la paura della vecchiaia e della morte o anche perché il possesso della bellezza di un corpo eleva, almeno per qualche minuto, la loro autostima e il loro prestigio. Questi uomini, che consumano sesso a pagamento, costituiscono la spina dorsale di un mercato fiorente, che ha proporzioni spaventose e che alimenta la domanda di “merce umana” che le mafie locali e internazionali provvedono a schiavizzare e prostituire. E infatti, l’unica forma di schiavismo ancora esistente nel mondo civile riguarda le donne costrette a vendere il loro corpo: le prostituite. La comprensione del fenomeno sociale della prostituzione, in tutte le sue forme e in tutte le sue varianti, necessità di un serio approfondimento di tutte le dinamiche che concorrono a determinarne la gravità e l’estensione e, nondimeno, di una profonda conoscenza di tutti i dispositivi di orientamento morali e culturali che contribuiscono ad alimentarlo, oltre che di un serio lavoro di indagine e di studio sulle innumerevoli e intrinseche problematiche. Un notevole e preziosissimo contributo, in questo senso, ci viene offerto dal sociologo e scrittore Leonardo Palmisano, che con il suo ultimo libro “La città del sesso”, edito da Caratteri Mobili, affronta il tema scottante della prostituzione a Bari, analizzando a fondo tutti gli aspetti di questo fenomeno direttamente sul campo e interpretando il mercato del sesso con le testimonianze crude e dirette dei vari protagonisti. L’ultima edizione del libro allarga il raggio di indagine dal territorio barese a quello salentino e si arricchisce di un intero capitolo dedicato ai fenomeni prostituivi, in questa meravigliosa area geografica che attira un enorme flusso turistico, da cui scaturisce la crescente domanda di sesso a pagamento. L’interpretazione e la comprensione di un fenomeno che dura da millenni, difficilmente estirpabile, è al centro di questo saggio che si pone, tra gli obiettivi principali, la profonda conoscenza dei mercati del sesso e delle loro singolari dinamiche interne: devianza, criminalità, immigrazione, integrazione, sfruttamento e sottomissione schiavistica. Una inchiesta completa, profonda e dettagliata, che interpreta le varie forme di prostituzione e di commercio del sesso in Puglia, ma che può essere applicabile ad altri territori, poiché presenta caratteri culturali e dinamiche assimilabili al macrosistema prostituzionale globale. L’illustre e giovane sociologo barese riesce a tracciare, con una precisione quasi chirurgica, un affresco di quello che è considerato un mondo parallelo, abitato da prostitute, escort, clienti, papponi, madames, trafficanti di droga e delinquenti comuni, che la maggior parte della gente ignora o finge ipocritamente di non conoscere. Un mondo che sembra lontano, ma che è, in realtà, più vicino di quanto si possa immaginare, popolato prevalentemente da nigeriane, romene, albanesi, venezuelane, brasiliane e ucraine, che costituiscono l’ossatura di un mercato fiorente ed estremamente appetibile. In realtà, la prostituzione è, dopo la droga e le armi, la terza fonte di reddito delle mafie internazionali e si avvale dello spietato commercio di corpi provenienti, nella maggior parte dei casi, da aree geografiche economicamente povere. La tratta di donne ridotte in schiavitù, prostituite sulle strade e sfruttate, è inquadrata all’interno d rilevanti fenomeni migratori, nei quali la stragrande maggioranza è costituita da giovanissime donne, che creano una filiera lavorativa che produce uno strepitoso indotto economico, basato sulla mercificazione delle persone. Diverse sono le tecniche di reclutamento che Palmisano, da osservatore privilegiato, illustra attraverso le storie drammatiche di donne ridotte in schiavitù con mezzi persuasivi orribili, fondati prevalentemente sul ricatto e sulla violenza. Quattro sono le macroaree indagate: la prostituzione di strada, la prostituzione in casa, il mondo delle escort o delle accompagnatrici e la pornografia, che nelle loro peculiarità e differenze trovano una base comune nella sottomissione del genere femminile da parte di quello maschile. Uno degli aspetti più interessanti del libro di Palmisano è proprio l’indagine che riguarda i clienti, che scelgono il sesso mercenario, ma che difficilmente lo ammettono e che, con la loro visione della donna e di un certo tipo di sessualità, denunciano l’incapacità del maschio di adeguarsi a un cambiamento di orientamento fondato sulla parità dei sessi, preferendo sfogare il bisogno di dominio sulle prostitute, ritenute esseri inferiori e schiave pronte ad esaudire ogni loro desiderio. Ma oltre all’interpretazione scientifica, umana e sociale del fenomeno della prostituzione, l’autore manifesta, con grande intelligenza, la volontà critica e autocritica di maschio e sembra voler utilizzare lo strumento sociologico per produrre un cambiamento positivo, inducendo i lettori a riflettere su un fenomeno sociale, che tocca di striscio le istituzioni alla base della società ed è sostenuto da un retroterra culturale, i cui orientamenti di valore penetrano con violenza tutte le norme sociali moralmente condivise. Un libro interessante, i cui risvolti di ordine sociale, morale e politico dovrebbero aprire uno spiraglio verso la regolamentazione giuridica della prostituzione e verso l’abbattimento dello sfruttamento del sesso, nelle forme drammatiche legate alla schiavizzazione delle donne. La lettura del libro di Palmisano, scritto con un linguaggio accessibile a tutti, regala a ciascun lettore la possibilità di conoscere il mondo parallelo e putrescente, in cui vivono, o meglio sopravvivono le ombre inquietanti di uomini e donne che hanno perso di vista l’umanità e l’autenticità dei rapporti affettivi e che mettono in pratica, ognuno con il suo ruolo, un tipo di sessualità fatta semplicemente di “fica”. In questo mondo, luogo simbolico della regressione del maschio, “l’uomo qualunque” entra ed esce a proprio piacimento, senza rendersi conto di essere il principale fautore dell’ignobile sfruttamento di esseri umani, che, invece, rimangono impigliati irrimediabilmente nella rete colossale del mercato del sesso. Al di là dei semplici e scontati giudizi morali sull’argomento, della necessità di regolamentare il settore e di creare una severa normativa che colpisca gli sfruttatori e i mercanti di esseri umani, si avverte l’urgenza di modificare il modello egemonico maschile, attraverso un processo in cui gli uomini siano i principali artefici di un cambiamento delle radici culturali di cui questo fatiscente modello si nutre, lasciando la libertà a ogni essere umano di vivere la propria sessualità come meglio crede, ma tenendo ben presente che la libertà sessuale deve essere praticata, in maniera consenziente, sia dagli uomini che dalle donne.