Abbiamo partecipato alcuni giorni fa ad una assemblea pubblica, convocata dal Presidente del Consiglio regionale pugliese Onofrio Introna, sul tema delle frequenze televisive. Alla riunione c’erano tutti, ma proprio tutti! Consiglieri regionali, parlamentari pugliesi, partiti politici senza alcuna esclusione, organizzazioni sindacali e imprese del settore.
Alla drammaticità della situazione delle TV private nella nostra regione, dovuta ad una crisi profonda che investe l’intera economia regionale, all’uopo si leggano i dati Svimez, si somma esponenzialmente la assurda situazione legata al problema della delibera dell’Agicom n.480 che prevede entro la fine dell’anno la soppressione di ben 12 delle 18 frequenze digitali televisive pugliesi che pare (ma nessuno lo conferma con dati certi) producano interferenze a livello trasmissivo con le nazioni frontaliere aldilà dell’Adriatico. Surreale appare il contenuto della delibera, su minaccia di procedura d’infrazione EU miliardaria al nostro Paese, ad appena due anni, 2012, dell’assegnazione alle TV pugliesi, le quali hanno in ragione della legge (Gasparri?) provveduto ad investimenti importanti.
Oggi si dice loro: ci siamo sbagliati!
Il provvedimento comporterebbe dal 1 gennaio prossimo lo spegnimento di oltre la metà delle TV private pugliesi.
Ora, sia chiaro, molti degli imprenditori televisivi pugliesi, a nostro giudizio non meriterebbero alcuna difesa, per come hanno inteso in questi anni il rapporto con i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali, su cui abbiamo e daremo ancora battaglia. Ma è indubbio che oggi serve fare fronte comune sia per difendere il migliaio di posti di lavoro a rischio (eufemismo!), sia perché è a rischio anche il principio di libera informazione che riceverebbe, con la chiusura di molte TV, un colpo mortale.
Ci si è appellati al Governo e al Parlamento e questo è logico e naturale. Speriamo che l’approccio del Presidente del Consiglio al problema sia di reale difesa del lavoro e della libertà d’informazione e non di parole, spesso prone ai dettati europei!
Antonio Loprieno